Pubblicato su politicadomani Num 92-93 - Giugno/Luglio 2009

Riforma del sistema elettorale
Sul Referendum del 21 giugno


Note, senza riflessioni, sulle proposte della consultazione

Siamo seri: il testo dei tre quesito sottoposti a Referendum il 21 giugno è improponibile. Lo è su un giornale come questo che fa della semplicità e della chiarezza la sua forza.
Due pagine e mezza, 119 righe, 1228 parole. 8033 caratteri: una intera pagina di giornale in cui si spiega quali sono le parole da cancellare, all'interno di quali commi, contenuti in quali articoli, di quale legge. Tre autentici mostri che saranno pure ammissibili, secondo quanto stabilito dalla Corte costituzionale, ma sono del tutto incomprensibili perfino agli addetti ai lavori che siano sprovvisti del testo di legge di cui si vogliono abrogare la parti indicate nel quesito.
Allora, siamo chiari: per andare ad esprimere una qualsiasi preferenza (che si risolve in un SI o un NO) occorre lasciarsi guidare da chi di mestiere ha il compito di illustrare il significato di quel testo oscuro.
Il comitato per il referendum, presieduto da Mario Segni e Giovanni Guzzetta, illustra così le tre schede:
1° Quesito - modulo colore verde
Premio di maggioranza alla lista più votata della CAMERA DEI DEPUTATI
2° Quesito - modulo colore bianco
Premio di maggioranza alla lista più votata del SENATO
3° Quesito - modulo colore rosso
Abrogazione delle candidature multiple
e spiega (www.referendumelettorale.org):
"Il 1° ed il 2° quesito (valevoli rispettivamente per la Camera dei Deputati e per il Senato) si propongono l'abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste. In caso di esito positivo del referendum, la conseguenza è che il premio di maggioranza viene attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Inoltre ogni singola lista dovrà raggiungere un consenso del 4 % alla Camera e 8 % al Senato.
Con l'approvazione del 3° quesito la facoltà di candidature multiple verrà abrogata sia alla Camera che al Senato."

Scopo del terzo quesito è di introdurre un po' di onestà nella compilazione delle liste elettorali evitando che una stessa persona presentandosi in più collegi elettorali faccia in realtà solo da specchietto per le allodole. Gli elettori italiani sono profondamente irritati per il fatto che, con le liste bloccate, è stata loro sottratta la facoltà di scegliere i propri rappresentanti in parlamento; questo quesito non restituisce alcuna facoltà di scelta ma, almeno, impedisce una stortura diventata uno scandalo insopportabile.
Scopo del primo e del secondo quesito è, in sostanza, di introdurre in Italia un sistema maggioritario puro. Il premio di maggioranza al partito che raccoglierebbe più voti lo metterebbe nelle condizioni di ottenere il 55% dei seggi. Con una così forte prevalenza sul resto del parlamento gli altri partiti sarebbero costretti a cercare l'unità.
Allo stesso scopo miravano i due referendum del 1991, sulla preferenza unica alla Camera dei Deputati, anziché le tre preferenze, e del 1993, dove, con l'abrogazione della legge elettorale per il Senato, si introduceva il sistema maggioritario. I due referendum "contro il sistema proporzionale" (la cui degenerazione all'italiana aveva creato una insostenibile situazione di ingovernabilità) passarono con un plebiscito: vi parteciparono il 62,5% dei votanti con il 95,6% dei SI nel 1991 e il 77% dei votanti con l'82,7% dei SI nel 1993.
L'attuale sistema elettorale (il cosiddetto porcellum perché definito dal suo stesso estensore, Roberto Calderoli, "una porcata") che consegna il premio di maggioranza alla coalizione vincente, non ha fatto altro che moltiplicare i partiti che all'interno della coalizione vincente hanno un enorme potere di veto.
Con l'attuale porcellum i 617 deputati sono eletti nel territorio nazionale con un sistema proporzionale in base ai voti ottenuti dalle liste concorrenti presentate nelle 26 circoscrizioni (fa eccezione la Valle d'Aosta). I partiti politici (ovvero le "liste") possono collegarsi tra loro in coalizioni; l'elettore esprime un solo voto per la lista, sia che si presenti da sola sia che sia inclusa in una coalizione, ma non può esprimere alcun voto di preferenza.
I seggi sono ripartiti proporzionalmente in ambito nazionale tra le coalizioni di liste e le liste che abbiano superato le soglie di sbarramento. Vale a dire: il 10% per le coalizioni di liste e all'interno di queste, il 2% per le singole liste; il 4% per le liste che si presentano da sole.
Il premio di maggioranza, e cioè una integrazione di deputati fino a raggiungere la quota di 340 deputati su 630 (una maggioranza assoluta del 54%), spetta alla coalizione o alla lista più votata.
I primi due quesiti del referendum intervengono proprio sul premio di maggioranza assegnandolo non più alla coalizione ma alla lista che ottiene il maggior numero di voti.

 

 

 

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